Caso Trino: cosa è successo e cosa succederà.
Prima di tutto, i fatti: nella giornata di ieri l’ufficio del sindaco di Trino Vercellese, Daniele Pane, ha emesso una delibera con cui viene ufficialmente ritirata la candidatura del comune ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi.
Nella delibera si fa riferimento ad una pervicace opposizione non solo dell’opposizione locale e di Legambiente (che in effetti ci si poteva attendere), ma anche dei presidenti di provincia e Regione, cito direttamente dal documento:
“Rilevato che diversi Comuni sia della provincia di Vercelli che di Alessandria, i Presidenti delle Province di Vercelli e di Alessandria e quello della Regione Piemonte nonché alcune associazioni ambientaliste, hanno evidenziato di non condividere alcun metodo previsto dalla vigente normativa per l'individuazione del sito idoneo per la realizzazione del Parco Tecnologico e del Deposito Unico Nazionale tanto che, non solo non hanno supportato l’iniziativa dell’autocandidatura ma hanno espresso, con differenti modalità, una ferma e pervicace opposizione alla realizzazione dell’opera nel territorio piemontese, evidentemente non comprendendo le motivazioni di urgenza ed esigenza evidenziate ed espresse nella delibera approvata da questa Amministrazione in data 12 gennaio;”
Nella delibera il sindaco Daniele Pane non manca di evidenziare anche l’assenza di controproposte:
“Evidenziato che il permanere sul territorio del Comune di Trino di rifiuti radioattivi stoccati in un deposito temporaneo, senza alcuna proposta alternativa da parte dei soggetti che si oppongono alla procedura di autocandidatura finalizzata ad accelerare il processo per la realizzazione del deposito unico nazionale, comporta l’assunzione in capo a tali soggetti della responsabilità di ogni conseguenza negativa ne dovesse derivare, ivi compresa quella di ritardare senza giustificato motivo la realizzazione di un’opera considerata strategica per la sicurezza del territorio;”
Questa assenza di controproposte ovviamente è strategica:
1. Legambiente & Co. NON VOGLIONO che i rifiuti radioattivi siano messi in sicurezza. Altrimenti non potrebbero più berciare di “problema irrisolvibile” parlando di rifiuti radioattivi e perderebbero l’appoggio dei gruppi NIMBY locali il cui sostegno si sono coltivati negli anni; non voglio dire che Legambiente arrivi ad augurarsi un incidente radiologico, ma diciamo che se uscisse fuori che invece è così, come col documento interno di Greenpeace degli anni 90, non sarei stupitissimo;
2. Il governo e l’amministrazione regionale non vogliono fare nulla prima delle elezioni regionali ed europee di giugno, perché pensano evidentemente che i voti dei NIMBY siano di più di quelli di coloro che vogliono mettere fine a questa vicenda penosa che vede come al solito l’Italia fare la figura del bimbo speciale di fronte al resto dell’Europa - inutile dire che mi auguro vivamente che tanto i partiti della maggioranza di governo quanto l’amministrazione regionale piemontese paghino alle urne questo errore.
Cosa succede quindi adesso? Dal momento che nessuno dei 51 comuni inseriti nella CNAI si è candidato ad ospitare il deposito nazionale, il governo dovrà decidere d’ufficio (ovviamente dopo le elezioni). A quel punto seguiranno proteste, accuse di mancanza di democrazia e trasparenza e inevitabilmente ricorsi e controricorsi.
Legambiente, che oggi festeggia, sarà incredibilmente contraria a qualunque soluzione alternativa, e inizierà a frignare di democrazia tradita e di territorio devastato; anche la manfrina dei sindaci e dei presidenti di provincia e regione sarà esattamente la stessa.
Cosa sarà cambiato, quindi?
1. Avremo perso tempo (e quindi, soldi);
2. Anche il sindaco del comune che ospiterà il deposito nazionale sarà sulle barricate;
3. La decisione sarà imposta dall’alto e sarà un ulteriore sfaldamento del rapporto tra cittadini e istituzioni;
4. Però il presidente della regione Piemonte non avrà perso un pugno di voti di NIMBY di merda.
Ottimo lavoro, direi.
#nuclearw #radiazioni #scorie
@Francesco_FC11.
1 month ago
"ci vogliono 5 anni per questa infrastruttura, noi ne avremmo bisogno oggi"..... dopo 5 anni "ci vogliono 5 anni per questa infrastruttura, noi ne avremmo bisogno oggi"..... "sì, questa cosa è necessaria...ma non fatela qui" (discorso fatto da tutti i comuni italiani, da quello di 20 abitanti a quello di 2 milioni) "non vogliamo la discarica, ma nemmeno il termovalorizzatore" "non vogliamo le centrali a gas, non vogliamo le centrali nucleari, ma vogliamo l'elettricità" Un paese dove la popolazione media è ignorante, retrograda, chiusa....e la politica ancora peggio.
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