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@lucamarchetti2308
7 months ago
Il capodoglio (Physeter macrocephalus o P. catodon Linnaeus, 1758) è un cetaceo odontoceto della famiglia dei Fiseteridi (Physeteridae). Unico rappresentante del suo genere e della sua famiglia, è una delle tre specie ancora esistenti della superfamiglia Physeteroidea, insieme al cogia di de Blainville (Kogia breviceps) e al cogia di Owen (K. sima). Ha una distribuzione cosmopolita ed è presente in tutti gli oceani e in quasi tutti i mari del mondo. Tuttavia, solo i maschi si avventurano nelle acque artiche e antartiche: le femmine rimangono con i piccoli in acque più calde.
Con una lunghezza che nei maschi può superare i 20 metri, il capodoglio è il più grande predatore del mondo. La sola testa è pari a un terzo della lunghezza dell'animale. Si nutre principalmente di calamari e di pesci, in proporzioni variabili a seconda dell'area geografica. È conosciuto per i suoi record di apnea, in quanto può spingersi fino a 2250 metri di profondità,[2][3] una performance che nessun mammifero, a parte lo zifio[N 1] e l'elefante marino del sud, può eguagliare. Le sue vocalizzazioni, costituite da serie di click, sono i suoni più potenti prodotti da un animale e vengono usate per comunicare, identificarsi e localizzarsi a vicenda.[4]
I capodogli si riuniscono in gruppi chiamati pod. Femmine e maschi vivono in gruppi separati; le prime rimangono vicine ai loro piccoli e si aiutano a vicenda per proteggerli e allattarli. Partoriscono ogni tre-sette anni e si prendono cura della prole per più di dieci anni.
Non ci sono predatori naturali che riescano a sopraffare un capodoglio adulto sano: solo le orche si arrischiano talvolta ad assalire un pod per cercare di uccidere un piccolo. Tuttavia, dal XVIII secolo fino alla fine del XX, la caccia a questo animale, dal quale si ricavavano spermaceti, olio, ambra grigia e avorio, divenne un'attività molto importante, praticata su scala industriale. Grazie alle sue dimensioni, comunque, il cetaceo a volte riusciva a difendersi efficacemente dai balenieri, come testimonia il celebre caso dell'esemplare di 25 metri[5] che attaccò e fece colare a picco la baleniera americana Essex nel 1820 (un episodio che si ritiene sia servito da ispirazione per il celebre romanzo Moby Dick). Le popolazioni di capodoglio furono pesantemente colpite dalla caccia intensiva, tanto che si ridussero del 67%. Nel 1985 la Commissione internazionale per la caccia alle balene garantì piena protezione alla specie, che da allora viene classificata come vulnerabile.
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